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Per una Democrazia Compiuta: Ripensare la Sovranità Popolare nella Crisi del Sistema Paese

L’Italia si trova oggi a fronteggiare una crisi strutturale che investe simultaneamente il piano economico, sociale e politico-istituzionale. Gli effetti della stagnazione economica europea si riflettono drammaticamente sul nostro tessuto nazionale: oltre sei milioni di persone vivono al di sotto della soglia di povertà, circa un quarto della popolazione è a rischio di esclusione sociale e altri sei milioni sono emigrati per motivi economici. Tali numeri, oltre ad essere indicativi di un malessere materiale diffuso, costituiscono la cifra di una crisi sistemica che interroga in profondità il modello di governance attualmente vigente.

In parallelo, emergono segnali sempre più evidenti di una frattura tra istituzioni e cittadinanza. La crescente disaffezione politica, testimoniata da un’astensione elettorale senza precedenti, riflette il disincanto di ampie fasce della popolazione nei confronti di una classe dirigente percepita come distante, autoreferenziale e scarsamente rappresentativa. Il progressivo svuotamento dello Stato sociale, il degrado delle garanzie pubbliche e il venir meno di una progettualità condivisa alimentano un malcontento profondo e diffuso, che si esprime in una domanda di partecipazione politica nuova e non più eludibile.

In questo contesto, la questione della sovranità popolare — sancita sin dall’articolo 1 della Costituzione repubblicana — riacquista una centralità ineludibile. È infatti in gioco la possibilità per i cittadini di esercitare un potere effettivo sulle scelte collettive fondamentali, oggi largamente concentrate nelle mani di un’élite politico-istituzionale che, pur agendo formalmente entro i confini della legalità costituzionale, ha progressivamente marginalizzato ogni forma di partecipazione diretta.

La proposta qui presentata si fonda su una convinzione di fondo: per uscire dall’impasse attuale, è necessario restituire sostanza al principio della sovranità popolare, ampliando concretamente gli spazi di decisione affidati ai cittadini. Tale obiettivo richiede un intervento mirato sulla Costituzione, non per modificarne i principi ispiratori — che anzi vanno pienamente attuati — ma per innovare quegli strumenti giuridici e procedurali che regolano l’esercizio del potere politico.

In particolare, si propone un rafforzamento degli strumenti referendari, intesi non più come semplici meccanismi consultivi o abrogativi, ma come leve effettive di intervento diretto sulle grandi scelte politiche, economiche e internazionali. Un esempio emblematico è il referendum confermativo obbligatorio, da introdurre su tutte le questioni di rilevanza strategica, in particolare in ambito internazionale. Questo strumento rappresenterebbe un’importante innovazione istituzionale, in grado di ristabilire un equilibrio più giusto tra rappresentanza e partecipazione, tra élite e corpo elettorale.

La riforma proposta mira dunque ad attribuire ai cittadini un potere di iniziativa e di controllo che oggi risulta fortemente limitato. Si tratta di un passaggio essenziale per garantire trasparenza, responsabilità e corresponsabilità nella gestione della cosa pubblica, contrastando la progressiva delegittimazione delle istituzioni e restituendo legittimità alla sfera politica.

In un’epoca segnata da dinamiche globali che tendono a svuotare gli Stati del loro potere decisionale, il recupero della sovranità popolare assume anche una valenza geopolitica. Non si tratta di un ripiegamento nazionalista, ma della riaffermazione di un principio democratico fondamentale: che le decisioni collettive devono essere assunte dai cittadini e non imposte da centri di potere sovranazionale opachi e irresponsabili. In tal senso, la partecipazione diretta non è soltanto un’esigenza interna, ma un orizzonte di rinnovamento democratico anche sul piano sovranazionale, capace di contrastare la deriva tecnocratica e mercatista che caratterizza l’attuale ordine globale.

Un cittadino privato della possibilità di incidere sulle grandi scelte — dai trattati internazionali alle spese militari, dalle politiche fiscali alla gestione dei beni pubblici — è un cittadino dimezzato, ridotto a contribuente passivo e spettatore impotente. Tale condizione non è compatibile con l’ideale democratico. Al contrario, riconoscere ai cittadini la facoltà di decidere su tali materie significa responsabilizzarli, renderli protagonisti di una storia comune e portatori di una visione politica consapevole e condivisa.

In definitiva, la proposta di revisione costituzionale che si avanza — pur circoscritta ad alcuni articoli — ha un respiro più ampio: essa mira a riattivare il potere costituente diffuso e ad avviare un processo di rigenerazione democratica che potrebbe preludere a un vero e proprio Nuovo Rinascimento Italiano. Un orizzonte in cui la sovranità non sia più un simulacro, ma una pratica viva, articolata e realmente partecipata. Solo così sarà possibile superare l’attuale stato di emergenza democratica e costruire una Repubblica all’altezza delle sfide del XXI secolo.


Chi siamo

Siamo cittadini consapevoli, parte di un popolo che rivendica il diritto di decidere il proprio destino, liberi da ogni forma di dominio, sfruttamento o dipendenza. Desideriamo essere protagonisti, non spettatori, della vita politica, economica e sociale del Paese.

BASE DEMOCRATICA nasce in risposta a un sistema ingiusto e oligarchico, in cui pochi detengono il potere e molti sono ridotti a sudditi. In questo contesto, promuoviamo la riappropriazione collettiva del potere politico attraverso strumenti concreti di democrazia diretta.

Crediamo che il sistema attuale, basato su una democrazia solo formale, vada superato con un modello isocratico, in cui ciascun cittadino possa esercitare pienamente i propri diritti politici. Per questo costruiamo una rete di comitati e assemblee di base, luogo della sovranità popolare, dove si decide insieme e in modo orizzontale, senza deleghe politiche ma solo esecutive e sempre revocabili.

Tutte le decisioni – da statuti e programmi fino a eventuali candidature – sono elaborate collettivamente e, quando previsto, anche attraverso primarie aperte o sorteggio.

Quando possibile, agiremo anche nelle istituzioni come partito di scopo, per cambiare le regole dall’interno, sempre fedeli a un unico principio: il potere deve tornare nelle mani di tutti.

Promuoviamo una cultura politica dove tutto possa essere discusso e nulla sia imposto dall’alto.
Un percorso democratico all’altezza della dignità, della bellezza e della storia del nostro Paese.

Partecipa. La differenza la fai tu.
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